Cresce l’attenzione sui requisiti “ESG” degli studi professionali
Anche gli studi professionali stanno imparando le metriche ed il linguaggio della Sostenibilità.
È questo ciò che appare dalla richiesta, sempre maggiore, di valorizzare prassi e comportamenti sostenibili negli ambiti Environmental, Social e Governance di chi eroga servizi professionali, rispetto ai quali i criteri “ESG” non identificano solamente l’adesione a riferimenti etico-valoriali, ma costituiscono strumenti organizzativi e strategici privilegiati per una gestione sostenibile delle filiere di business, sempre più complesse e articolate, in cui si trovano ad operare.
Il 23 febbraio 2022 è stata adottata dalla Commissione Europea la proposta di Direttiva sulla Due Diligence delle imprese in materia di sostenibilità (e che emenda la direttiva EU 2019/1937), la quale prevede l’obbligo per le stesse di individuare i rischi e, se necessario, evitare, far cessare o attenuare gli effetti negativi delle loro attività sui diritti umani, come il lavoro minorile e lo sfruttamento dei lavoratori, e sull’ambiente, ad esempio l’inquinamento.
Tra i principali destinatari della norma multinazionali e società medio-grandi (con determinati requisiti patrimoniali e soggettivi), che stanno progressivamente inserendo i parametri socio-ambientali nel processo di qualifica e selezione dei fornitori di servizi, tra cui, si intuisce, rientreranno gradualmente anche le società di servizi e quindi anche gli studi professionali. Non è un caso che stiano nascendo apposite piattaforme di Beauty Contest per l’accreditamento e la qualifica degli Studi legali rispetto a requisiti di sostenibilità ambientale, sociale e di governance.
Pertanto, sarà sempre più rilevante per lo sviluppo degli Studi professionali integrare nel proprio modello di business i requisiti di sostenibilità, da un lato per allinearsi, a valle, alle richieste crescenti dei clienti, che a loro volta devono promuove criteri di sostenibilità sempre più cogenti lungo la propria catena di fornitura, dall’altro per i vantaggi reputazionali connessi all’integrazione a monte di tali criteri all’interno degli Studi stessi, anche attraverso la definizione di un vero e proprio “sustainable procurement”.
La sostenibilità all’interno di uno Studio professionale può essere declinata secondo diversi fattori “ESG” che attengono alla sfera ambientale (“E”) – adottando sistemi di raccolta differenziata con precise regole per ridurre sprechi e inefficienze, smaltendo correttamente rifiuti elettronici, minimizzando l’utilizzo della carta e della plastica, prediligendo misure di mobilità sostenibile ed efficientamento energetico all’interno degli uffici – alla sfera sociale (“S”) – favorendo l’inclusione, la parità di genere, le pari opportunità, il work-life balance all’interno dell’organizzazione – e infine alla dimensione della governance (“G”) – identificando e formalizzando documenti e strumenti organizzativi, di gestione e controllo che esprimano la dimensione valoriale dell’organizzazione e la sua volontà di rispettare i più alti standard di trasparenza, correttezza, legalità, tutela della persona e dell’ambiente all’interno ed all’esterno della stessa – .
Solo attraverso la corretta implementazione di tali azioni sarà possibile rispondere in modo adeguato all’evoluzione normativa e soprattutto alle aspettative crescenti dei propri stakeholders.